Benvenuti a a tutti voi al nostro incontro di oggi, in cui parleremo….tanto per cambiare….di Amore!
Scegliamo intanto il nostro tè: avevo pensato a un tè bianco e delicato, ma poi ne ho preferito uno profumatissimo e intenso, che mi occhieggia dallo scaffale in cucina, comprato a dicembre in un weekend a Istanbul, nel caos del gran bazar – un labirinto colorato e pieno di odori – un tè pieno di veri boccioli di rosa, me l’hanno venduto come Love Tea….

Un rifugio dell’anima

Veniamo a noi: volevo parlare oggi di un rifugio…no non un rifugio antiaereo, ma un luogo in cui nascondersi dai pensieri, problemi e dalle responsabilità (sperando di non essere raggiunti!), per dedicarsi un po’ alla cura dell’anima. Ma esiste un posto così?

Un tempo sì….era lo “studiolo del Rinascimento” che molti nobili si facevano realizzare nelle loro dimore principesche, chiamando gli artisti più importanti a decorarli con soggetti che potessero ispirare e aiutare la riflessione. Ne rimangono ancora oggi?
Sì, depauperati dei quadri o sostituiti con copie ma ancora qualcuno c’è: a Urbino quello di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale; a Mantova quello più spogliato ma più ricercato di Isabella d’Este Gonzaga e quello del quale vorrei raccontarvi oggi: lo studiolo di Alfonso d’Este, fratello di Isabella.

Castello Estense, Ferrara

Il matrimonio tra Alfonso d’Este e Lucrezia Borgia

Siamo a Ferrara, tanto cara al mio cuore e…anche al mio stomaco – vedi cappellacci di zucca, pasticcio, salama da sugo, torta tenerina e mi fermo qui! – nei primi anni del ‘500, in pieno Rinascimento, nel Castello. Qui Alfonso sposa in seconde nozze Lucrezia Borgia, la tanto vituperata e criticata figlia del papa, che in realtà tanto malvagia non era perché è ormai appurato che sia stata amata e stimata dal marito che le lasciava addirittura il comando della città quando si allontanava ed era benvoluta dai ferraresi.
Negli ultimi anni si avvicinò molto alla religione, divenendo terziaria francescana e sottoponendosi anche a pratiche di penitenza: oggi riposa proprio a Ferrara, nel monastero del corpus Domini.

Ma torniamo all’argomento di questo incontro….divago troppo ma è così bello lasciarsi trasportare in questa favola estense! Ah, un’ultima nota culinaria e poi lasciamo Lucrezia: sapevate che le tagliatelle sembra siano state inventate da un cuoco, ispirate ai lunghi e biondi capelli di Lucrezia in occasione del suo banchetto di nozze?

Camerino dei Baccanali, Castello Estense - Ferrara

Il camerino di alabastro e quello dei Baccanali

Allora rimettiamo nell’ombra la duchessa e iniziamo a parlare dell’appartamento privato di Alfonso, formato da diversi salotti e camere, delle quali le più importanti sono il camerino di alabastro e quello dei Baccanali.
Il primo era così chiamato in riferimento al marmo bianchissimo e lucidissimo dei 28 rilievi che tappezzavano le pareti, in contrasto cromatico con il pavimento nero, che illustravano le imprese degli dei, messe in correlazione con le virtù del principe, riprese da sarcofagi antichi: uno “speculum principis”.
Il camerino dei Baccanali ha come tema Dioniso, il dio del vino, ma anche del teatro amato dal duca Alfonso, che ne aveva fatto costruire uno comunicante serviva a dare “solitudine, quiete, serenità” al duca, come recitava un’iscrizione.

Alfonso commissiona a Giovanni Bellini il “Festino degli dei” nel 1514 e a Tiziano i “Baccanali degli Andrii”, la festa degli Amorini, Bacco e Arianna negli anni a seguire, tutti ispirati a testi antichi come Ovidio (salta sempre fuori!) e Luciano.

 

“Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Quest’è Bacco ed Arianna,
belli, e l’un de l’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.

Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.”

Lorenzo Dè Medici (1449-1492)

 

Il Festino degli Dei

Il “Festino degli dei” racconta di un banchetto di divinità durato un’intera notte e allo spuntar del giorno qualcuno dorme ancora e qualcun altro proprio no, anzi…

Nettuno al centro, vestito di verde insinua in modo esplicito una mano tra le cosce di Cibele in abito rosa, che forse ha il volto di Lucrezia e l’altra mano allungata verso il sedere di Cerere, mentre a destra Priapo, un semidio dalle fattezze deformi, tenta un approccio con una ninfa che sta dormendo, un po’ discinta.
A sinistra Mercurio sdraiato con il suo simbolo, il caduceo (un bastone con il serpente attorcigliato) e una sorta di bacinella come copricapo (forse un postumo post sbornia?), ancora qualcuno che continua a bere il vino, portato da alcune ancelle. All’estrema sinistra l’asino di Sileno, vestito di arancione, ragliando sveglia la ninfa e il tentativo di seduzione di Priapo va in fumo…tra le risate e le prese in giro di tutti gli dei.
I colori brillanti e luminosi risaltano sullo sfondo accogliente e sereno del boschetto: una bellissima favola mitologica, che somiglia a un’allegra scampagnata domenicale…

E qui ci fermiamo, perché rischio di annoiarvi e di far freddare il tè. Ci vediamo presto per la seconda puntata!