Bentornati nel mio salotto di novembre, dove ricorderemo, visto il mese in cui ci troviamo, i nostri cari che ci hanno lasciato, attraverso un’opera di Arnold Bocklin, pittore svizzero, della fine del XIX secolo, dal titolo esplicativo: l’isola dei morti. Ah il tè? Direi un tè nero, forte, aromatico…

Chi è Arnold Bocklin

Arnold Bocklin è un pittore che appartiene al Simbolismo, una corrente culturale che si sviluppa in Francia nella seconda metà dell’800, coinvolgendo letteratura, musica e arte. Essa critica fortemente la fiducia nella ragione e nei dati reali e scientifici come base della conoscenza, ma vuole comprendere la realtà, andando al di là della superficie. Era stato il poeta Baudelaire nel suo sonetto “Correspondances” a ispirare il Simbolismo; come dice il titolo la realtà è tutto un gioco di elementi astratti, simbolici, che rinviano uno all’altro le sensazioni, le corrispondenze appunto che la ragione non può capire e spiegare.

L'Apparizione di Gustave Moreau

L’Apparizione di Gustave Moreau – esempio di Simbolismo

Brevemente inquadrato il panorama in cui si muove il nostro artista, raccontiamo qualcosa della sua vita artistica e personale: affascinato dall’Italia vi si reca più volte, seguendo la tradizione degli artisti europei che venivano a conoscere le bellezze archeologiche, artistiche e naturalistiche italiane, fonte di ispirazione.
Bocklin addirittura sposa una giovane e umile ragazza romana e si stabilisce in una villa verso Fiesole, vicino Firenze, dove morirà e verrà sepolto nel” cimitero inglese”.

Ci rimangono molti bei dipinti della campagna intorno a Roma, perché l’artista credeva nella fusione armoniosa tra uomo e natura, ricordando l’Antichità come un’età dell’oro, un sogno perduto di perfezione.

 

Paesaggio nella campagna romana - A. Bocklin

Paesaggio nella campagna romana – A. Bocklin

Le sue opere si arricchiranno poi di elementi mitologici, inseriti in una natura da sogno, fantastica, illuminati da un colorismo puro e brillante.

Sera di Primavera - A. Bocklin

Sera di Primavera – A. Bocklin

Ma nei suoi dipinti trovano spazio anche temi come la vita e la morte, presente addirittura in un suo autoritratto, morte che gli aveva portato via ben 8 dei suoi 14 figli!

Autoritratto con violino - A. Bocklin

Autoritratto con violino – A. Bocklin

L’Isola dei Morti: dettagli e curiosità del dipinto

Ma veniamo al nostro quadro: il titolo originale era “Un luogo tranquillo”, l’anno il 1880 e così lo definisce lo stesso autore

un’immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe fare paura”.

L'isola dei morti - A. Bocklin

L’isola dei morti – A. Bocklin

Non sappiamo se il soggetto sia nato da un sogno, da un’immagine reale, poi rielaborata o da pensieri luttuosi e tristi. Sappiamo che l’opera fu apprezzata a tal punto da richiederne altre 4 versioni da diversi committenti, versioni tutte simili per l’impostazione e diverse solo per i colori e la luminosità.

Al centro troviamo l’isola rocciosa con alte pareti calcaree traforate a destra e sinistra da buie camere sepolcrali e in mezzo un bosco di cipressi, alberi tradizionalmente legati alla morte e ai cimiteri alti, scuri, imponenti che danno una sensazione opprimente.

Intorno e davanti all’isola uno specchio d’acqua piatto, senza onde, che sembra una lastra di ghiaccio…una lastra tombale…sulla quale scivola silenziosamente una piccola imbarcazione con un marinaio – che ci ricorda Caronte, il traghettatore delle anime nell’Inferno di Dante – e una figura in piedi, avvolta in un mantello bianco che la ricopre interamente….una mummia? Un’apparizione? Di traverso, una bara ricoperta anch’essa di bianco.
I colori sono scuri: i cipressi, il cielo notturno, lo specchio d’acqua, illuminati dall’apparizione misteriosa sulla barca. In questo silenzio totale, che ci sembra quasi di percepire, in questa atmosfera sospesa noi accompagniamo l’anima bianca…la nostra? O quella dei nostri cari? Nel suo ultimo viaggio verso un’isola che sembra pronta a chiudersi, inaccessibile e misteriosa.

Isola che somiglia a molti luoghi reali: l’isoletta greca di Pontikonisi, vicino Corfù, quella di San Giorgio in Montenegro, vicino alle Bocche di Cattaro, le isole di Ischia e Capri…. O ancora il cimitero inglese di Firenze, vicino al quale Bocklin aveva lo studio e dove fu sepolta sua figlia Maria, di appena un anno, e forse questa è l’ipotesi più plausibile.

L’isola dei vivi, opera dello stesso artista

Vorrei concludere questo incontro, un omaggio ai nostri cari che ci hanno lasciato, ma che come sostenevano gli antichi sono vivi perché continuano a vivere nel ricordo dei vivi e finché i nostri pensieri, i nostri ricordi, le nostre preghiere li riprenderanno dal mondo in cui si trovano, ci saranno restituiti, saranno ancora insieme a noi….dicevo vorrei concludere con un pensiero e un quadro più allegro dell’isola dei morti, ma sempre dello stesso autore: L’isola dei vivi del 1888.

L'isola dei vivi - A. Bocklin

L’isola dei vivi – A. Bocklin

Simile nell’impostazione spaziale, con un’isola rocciosa al centro di uno specchio d’acqua, ma completamente diversa nei colori e nell’atmosfera. L’acqua chiara, pulita, mossa dal tremolio delle onde accoglie eleganti cigni e aggraziate figure mitologiche come le Najadi, le ninfe del mare. Sull’isola non più cipressi, ma una folta vegetazione di alberi, palme, cespugli fioriti dai colori brillanti e sul prato un gruppo di figure che danzano e conversano gioiosamente. Anche il cielo, se pur solcato da qualche nuvola è azzurro, terso, luminoso e ci sentiamo avvolti in un’atmosfera gioiosa, serena, vitale, lucente che speriamo sia quella che troveremo dopo l’isola dei morti…

CURIOSITÀ

  • Il quadro ebbe molti ammiratori, tra i quali Hitler che lo teneva nel suo studio e che è visibile in una foto ufficiale del 1938, D’Annunzio che ne aveva una riproduzione al Vittoriale sul Garda, la sua residenza decadente, Freud che ne diede una lettura in chiave psicanalitica.
  • Fu ripreso inoltre da numerosi pittori come De Chirico, maggior esponente della Metafisica, nel suo dipinto Oracolo e dal surrealista Salvador Dalì in “la vera immagine dell’isola dei morti di A.Bocklin all’ora dell’Angelus” del 1932.
  • Per concludere, in musica il dipinto ispirò il grande compositore Rachmaninov nell’opera 29, il cui inizio con ritmo cadenzato riprende il rumore dei remi sull’acqua.
  • Il CIPRESSO: mito e simbolo. Ovidio nelle Metamorfosi racconta che il giovane Ciparisso per sbaglio un giorno uccise un cervo con le corna d’oro sacro alle ninfe, con il quale spesso passeggiava nel bosco. Disperato, dagli dei viene trasformato in cipresso, l’albero del dolore che cresce vicino a chi soffre, piantato accanto alle tombe come simbolo di dolore inconsolabile. Plinio nella sua Naturalis Historia dice che è un albero sacro a Plutone ,dio dell’Oltretomba. Nell’ambito del Cristianesimo si pensa che sia, insieme al cedro, all’ulivo, alla palma uno dei legni utilizzati per realizzare la croce di Gesù.