BentornatI al nostro appuntamento…terminiamo in questo incontro l’argomento lasciato in sospeso: il camerino dei Baccanali di Alfonso d’Este nel castello di Ferrara. Il tè questa volta lo scegliamo bianco, il pregiato Silver Needle, che vuol dire “aghi d’argento” e che ci fa venire in mente le frecce di Cupido, non vi pare?

Nello studiolo, nel 1518 interviene Tiziano dipingendo la Festa degli Amorini, Bacco e Arianna e il Baccanale degli Andrii e ritoccando o probabilmente finendo il Festino degli dei, già descritto.

La Festa degli Amorini

Il primo, chiamato anche omaggio a Venere, è un quadro particolare, affollato all’inverosimile di puttini morbidi che giocano, si scambiano effusioni, proprio come suggerisce la dea dell’amore, la cui statua si trova a destra con due ninfe, una delle quali correndo solleva uno specchio, attributo di bellezza. Altri volano a raccogliere sugli alberi le mele rosse e dorate, in onore di Venere, altri danzano,  tirano con l’arco, catturano la lepre nel giardino sacro alla dea.

È un dipinto che esprime gioia di vivere, movimento, allegria…i nostri occhi vanno da un amorino all’altro, tutti diversi e ci indirizzano verso il fondo di questo paesaggio sereno, che dà un gran senso di pace.

Nel 1598 con la Devoluzione, cioè con il ritorno allo Stato Pontificio di Ferrara per mancanza di eredi legittimi, i Camerini vennero svuotati e depredati da molti Cardinali, che portarono i quadri nelle loro dimore romane, da dove più tardi presero strade diverse: questo insieme al Baccanale degli Andrii fu donato al re di Spagna, dove si trova attualmente, per pagare parte dello Stato di Piombino. Il valore dell’Arte!!

Il Baccanale degli Andrii

Dicevo, il Baccanale degli Andrii, gli abitanti dell’isola di Andros, nella quale si recarono Bacco e Arianna e trasformarono l’acqua del torrente in vino: potete immaginare le conseguenze!

Ogni anno gli abitanti rievocavano l’avvenimento con una grande festa, lasciando libero sfogo alla danza, alla musica, all’erotismo e ai piaceri, sentendosi, almeno in quell’occasione, liberi dagli affanni e dalle preoccupazioni quotidiane.

A destra, sdraiata, nuda, abbandonata, una ninfa dorme “tanto bella che par viva”, dissero di lei all’epoca.

Accanto, ingenuamente e senza vergogna alcuna un bimbo si solleva la camicia e fa pipì… A sinistra due ragazze sdraiate conversano così appassionatamente che una tende all’indietro, senza guardare, la coppa per il vino, mentre si fa accarezzare la caviglia; ha delle violette nei capelli, che rimandano al suo nome, Violante, l’amante di Tiziano.

Ancora più a sinistra Sileno beve da una brocca, mentre appoggiati a un albero due giovani cantano; a destra una coppia che danza e un fanciullo che  fa il giocoliere con una brocca.

In alto, su un colle un vecchio nudo dorme ubriaco e rimanda alla precarietà della vita e della festa che ha breve durata e invita a lasciare il posto ai giovani.

Ah un particolare: se guardate con attenzione sul foglio di carta da musica sul prato vi è un famoso motto francese, probabilmente di un compositore fiammingo presente alla corte ferrarese in quel periodo, legato sempre al tema del vino “chi beve e non ribeve non sa cosa sia bere”.

Bacco e Arianna

Ed eccoci all’ultimo dipinto, Bacco e Arianna, che rappresenta a sinistra la fanciulla che saluta disperata la nave la nave di Teseo all’orizzonte, che l’ha appena abbandonata, mentre contemporaneamente a destra arriva Bacco con il suo multiforme corteo.

Il dio sta scendendo repentinamente dal carro trainato da due esotici ghepardi e dietro ha un folto gruppo di variegati personaggi: Sileno sull’asino, un satiro con una corona di edera e pampini, piante sacre a Bacco, che tiene un lungo bastone con una pigna alla sommità – chiamato tirso – e il cosciotto di un animale sacrificato, un uomo avvolto da serpenti che ci ricorda il Laocoonte – ricordate la statua antica riscoperta nel 1506 a Roma nella reggia di Nerone?

A riempire il gruppo altri satiri e sacerdotesse che danzano al suono di cembali e crotali (piatti metallici); Bacco ha in mano una corona che lanciata nel cielo diventa, in onore di Arianna, la costellazione della Corona Boreale, in alto a sinistra.

Ah per la cronaca: Arianna viene abbandonata anche da Bacco…che fanciulla sfortunata!

Tutto il quadro esprime vitalità, gioia di vivere attraverso il movimento delle figure danzanti e dei colori lucenti – blu, verde, arancio, ottenuti con pigmenti preziosi fatti arrivare a Venezia, in rapporti commerciali con l’Oriente.

Con questa “ubriacatura” di vino, musica, danza, amore, gioia di vivere spero di avervi fatto dimenticare, anche se per pochi minuti, gli affanni e le preoccupazioni, proprio come Alfonso d’Este…

Vi aspetto al prossimo appuntamento con il nostro tè pomeridiano!