Benvenuti o bentornati nel mio salotto, anzi no, visto che il tempo è bello e la giornata luminosa, spostiamoci a bere il nostro tè in un giardino romano, nel cuore di Trastevere. Ah il tè dite? Che tipo scegliere? Ma verde naturalmente!
Villa Farnesina: le origini
Siamo in via della Lungara, a Villa Farnesina, fatta costruire da un ricco banchiere senese, Agostino Chigi, iniziata sotto una congiunzione astrale favorevole, il 22/4/1506. L’astrologia all’epoca era molto, ma molto più seguita di oggi!
L’edificio è semplice ma elegante, a due piani, con un fregio classico a festoni in alto, aveva una forma a U e un’ampia loggia dipinta che si affacciava sul Tevere.
È circondata da un giardino con secolari alberi ombrosi e basse siepi di bosso, vasi di limoni e piante colorate e profumate. Un incanto di pace e di bellezza, che riprendeva i “viridari”, ovvero i giardini delle antiche dimore imperiali.
Nella villa va a vivere Agostino che, dopo un matrimonio e diverse relazioni, si lega a Francesca Ordeaschi, una fanciulla di umili origini, che sposerà quasi in punto di morte.
La Sala del Fregio e quella di Galatea
Ma adesso entriamo: attraversiamo velocemente la sala del Fregio, cioè la sala d’attesa per gli ospiti, con le fatiche di Ercole che celebrano così le virtù del padrone di casa e ci fermiamo nella sala di Galatea.
Non so proprio da che parte cominciare, perché la sala che in origine era una loggia è completamente affrescata: in alto divinità e segni zodiacali, sulle pareti paesaggi, finti arazzi, la Galatea di Raffaello e….una testa di giovane a carboncino. Ma chi ne è l’autore? Oggi sappiamo che è di Baldassar Peruzzi architetto e pittore di questa villa, ma all’epoca si raccontava che fosse di Michelangelo…addirittura!
Erano gli anni in cui sia Michelangelo che Raffaello lavoravano a Roma e il primo, curioso di vedere l’affresco alla Farnesina, si travestì da venditore per entrare a curiosare. Colpito da tanta bellezza, sembra non abbia resistito all’improvviso desiderio di lasciare traccia di sé, disegnando una gigantesca testa riccioluta di giovane, ancor oggi visibile.
Galatea, la ninfa dalla pelle bianca
Dicevo Galatea, che è il capolavoro di questa sala, la ninfa dalla pelle bianca, perché questo è il significato originario del suo nome greco… banalmente un po’ come le Galatine, quelle caramelline al latte bianche e rotonde….il significato è lo stesso! Era una ninfa del mare, innamorata, ricambiata del giovane Aci; ma il loro amore era ostacolato dal rude Polifemo – lo ricordate nell’Odissea il gigantesco Ciclope con un occhio solo? – che scaglia un enorme masso sul malcapitato rivale, uccidendolo.
Galatea è raffigurata in piedi su una conchiglia trainata da due delfini, con i capelli e il manto rosso intenso mossi dal vento, attorniata da Nereidi e Tritoni, sensualmente abbracciati; più in alto, nel cielo tre amorini pronti a scagliare frecce d’Amore. Le figure sono morbide e si muovono nell’atmosfera azzurra del cielo e del mare, illuminate dal rosso gioioso del manto di Galatea, che guarda indietro, forse verso Polifemo, dipinto nell’arco di sinistra.
Un particolare che sfugge a un’occhiata veloce…c’è un delfino, simbolo di animo nobile, che sbrana un polipo simboleggiante l’aspetto negativo dell’Amore che con i suoi tentacoli blocca e tenta di possedere l’amato. Non è cambiato molto da allora!
La Loggia di Galatea e l’Oroscopo di Agostino Chigi
Alziamo gli occhi al soffitto e veniamo rapiti da un mondo di figure mitologiche, che raffigurano l’oroscopo di Agostino Chigi, nato il 29/11/1466. La volta è ripartita in 26 comparti divisi da elementi architettonici, con al centro tre esagoni e intorno gli dei planetari – Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Apollo, Diana – e i segni zodiacali alternati alle costellazioni che sono in relazione con le divinità preposte. Per spiegarmi meglio: guardate uno degli esagoni con Zeus sotto forma di cigno che ama Leda e dalla loro unione nascono Castore e Polluce, i Gemelli.
Al centro, nel pannello di sinistra, troviamo la Fama che suona il corno e Perseo che uccide Medusa e a destra la Fama su un carro: tutte allusioni al successo, quello raggiunto da Agostino Chigi, uomo sotto la protezione delle stelle. Intorno vi sono i pianeti sistemati secondo la loro posizione al momento della nascita del banchiere, sotto il segno del Sagittario. Gli uomini di questo segno sono spregiudicati e avventurosi, ma anche affascinanti, determinati e inclini al commercio, caratteristiche che sicuramente il Chigi non disdegnava sottolineare.
Faccio un altro esempio: Giove in Toro – rappresentato nel ratto di Europa – simboleggia la prolificità e il gusto per i piaceri carnali e la buona tavola.
Gira la testa a guardare tutte queste figure, legate le une alle altre da linee morbide ed eleganti, illuminate dall’oro, dal bianco e da un blu intenso.
Entriamo ora nella Loggia, che sembra un prolungamento del giardino, nel soffitto dipinto come un pergolato, da allievi di Raffaello e destinata alle feste e alle rappresentazioni teatrali, luogo di un “otium” raffinato, all’antica.
La Loggia di Amore e Psiche
Il soggetto dipinto narra la favola di Psiche, amata da Amore – vi sarà subito venuto in mente il gruppo scultoreo di Canova, il più famoso al mondo, ma ostacolata dalla suocera Venere che la sottopone a una serie di difficili prove. Ma come in ogni favola che si rispetti, non può mancare il lieto fine che vediamo al centro del soffitto: Psiche accolta nel Concilio degli Dei e il banchetto per le sue nozze, dipinti come finti arazzi.
Tutt’intorno divinità e amorini, divisi da meravigliosi festoni vegetali pieni di frutti: più di 170 specie diverse! Alcuni si possono riferire all’Amore come i fichi, i meloni, gli aranci, le melegrane ricchi di semi e simboleggianti perciò la fertilità; altri sono esotici come l’aloe dalle terre degli attuali Emirati, i meloni e i cetrioli dall’India, le zucchine e il mais dal Messico.
Il pittore, Giovanni da Udine, nei festoni usa colori particolari: il prezioso lapislazzulo blu viene dall’Afganistan, mentre il giallo lucido e brillante è l’impasto usato solitamente per vetro e ceramica.
Come abbiamo visto, in questa sala i rimandi all’Amore e al matrimonio sono tanti: il mito, il banchetto di nozze, gli amorini, i festoni… a proposito trovate anche qualche allusione sessuale: cercate il cetriolo…
Le stanze private: la camera da letto di Agostino e Francesca
Ora saliamo alle stanze private e in particolare nella camera da letto di Agostino e Francesca, dove su una parete sono dipinte le nozze di Alessandro Magno, macedone che sposa Rossane figlia del re di Persia, da lui conquistata, cercando così con l’unione nuziale di fondere i due popoli.
La stanza è un ambiente arioso, ampio con una grande loggia a destra, un letto dorato con baldacchino su cui è semi-sdraiata la sposa, affiancata da tre ancelle a sinistra.
Al centro Alessandro, che tende la corona alla moglie e nel braccio teso ricorda l’Apollo del Belvedere…vi ricordate che l’abbiamo già incontrato anche nel tondo Doni? Accanto a lui il suo amico Efestione con la fiaccola, simbolo dell’Amore eterno e Imeneo, il dio del matrimonio.
Deliziose sono le figure degli amorini: quello che accompagna Alessandro verso la sposa, quello che sveste Rossane, quelli a destra che giocano con le armi, quelli che volteggiano in alto, dando movimento e leggerezza alla scena. A me vengono in mente gli uccellini che volano ad abbellire il vestito di Cenerentola, nel cartone Disney!
È stata data anche un’altra e più complicata interpretazione di tipo alchemico, cioè quelle conoscenze filosofiche e chimiche che da epoche remote ricercavano, oltre la trasformazione dei metalli in oro, la conquista del sapere, la Pietra Filosofale…avete presente Harry Potter? Tutto il mondo è paese! Alessandro sarebbe il Ferro e Rossane il Rame e gli amorini rappresenterebbero il vetriolo blu e verde – negli stati gassoso e volatile – uniti dal fuoco necessario (la fiaccola) e le tre ancelle corrisponderebbero alle tre tappe dell’opera alchemica.
Notizie più dettagliate le trovate sul bellissimo blog: closer.colasantiaste.com.
Ho dimenticato di dire che il banchetto per le nozze di Agostino e Francesca fu fastoso e memorabile sia per il rango, per il numero degli invitati e perché le posate d’oro e d’argento usate vennero gettate nel Tevere, a ostentare la ricchezza del Chigi…. Peccato che sulle rive del fiume vi fossero i servi pronti con le reti al recupero!
E ora, usciamo da questo posto incantato, silenzioso e ricco di colori e profumi e tuffiamoci tra i vicoli rumorosi e caratteristici di Trastevere, magari alla ricerca di qualche pasticcino per il nostro profumato tè verde.
Se volete fare una visita virtuale potete collegarvi all’indirizzo http://vcg.isti.cnr.it/farnesina e….buon viaggio!