Vi siete mai chiesti che cos’è per voi la moda? Se doveste spiegarla a un bambino, che parole o esempi utilizzereste?

Personalmente ho un’idea del tutto soggettiva e molto ampia di che cosa sia la moda, del ruolo che ricopre all’interno della società contemporanea. Si dice spesso che chi fa moda fa “tendenza”. Io non credo che questo sia necessariamente vero, anzi: spesso è la moda che, nella ricerca di nuovi significati estetici, deve farsi influenzare dal resto.

E infatti sono sempre più numerose le occasioni in cui moda e espressione artistica nel suo significato più generale si fondono e si completano, originando talvolta prodotti o esperienze del tutto uniche.

Dior: la sfilata P/E 2019/2020 coreografata da Sharon Eyal

Maria Grazia Chiuri (di cui ho già parlato in questo articolo), per presentare la collezione Dior primavera/estate 2019 ha detto: “La moda oggi deve nutrirsi d’altro, perché viene consumata così velocemente da obbligare chi la fa a un costante rinnovamento“. Un’interpretazione non tanto diversa da quella che ne ho dato io. 

E così la sfilata che ha inaugurato la stagione passata della Maison Dior è stata un connubio di moda e danza, con la coreografia di Sharon Eyal, artista israeliana. La passerella diventa uno spazio aperto, dove ballerini e performer si mescolano con le modelle e l’abito in sè diventa solo una parte di un contesto molto più ampio e complesso. Con questo non voglio dire che perde di valore, ma anzi ne acquista perché arricchito da altri elementi artistici.

 

 

Marni: Michele Rizzo coreografo della collezione uomo A/I 2020/2021

Anche Marni, nella sua sfilata di presentazione della collezione uomo A/I 2020, sceglie di dare vita a una coreografia grazie alla creatività di Michele Rizzo

Qui è il concetto del tempo, frammentato e personale, che si riflette anche nei capi e nei loro accostamenti, spesso del tutto irrazionali. I modelli sono essi stessi performer: si muovono asincroni in uno spazio condiviso ma senza comunicare tra loro, ognuno immerso nel proprio concetto di tempo e di abito, inteso come forma di espressione. 

 

Moschino mette in scena le modelle marionette

L’ultima Fashion Week milanese è stata atipica per via del Covid-19 che ha impedito lo svolgimento dal vivo di molti eventi.

Moschino presenta così la sua collezione per la prossima estate ricreando un perfetto teatrino di modelle-marionette che sfilano nel saloncino della Maison riprodotta rigorosamente in miniatura. «Bisogna ripartire dal piccolo – ha affermato il direttore Jeremy Scott. In breve tempo il mondo è impazzito, non si è capovolto ma stiamo vivendo sotto-sopra: inside-out. Mentre le cuciture del sistema sembrano disfarsi, il nudo meccanismo di qualcosa di nuovo viene alla luce».

E riporta questo concetto anche negli abiti che presenta: bordi, cuciture, tasche e rifiniture che normalmente sarebbero nascoste, sono invece ben visibili nella nuova collezione. Proprio perché la moda riflette il tempo: il tempo della pandemia che ha portato alla luce sensazioni e paure che abitualmente teniamo celate.

 

 

Moda e gaming: quando l’abito diventa digitale

Ultimo esempio che vi riporto (ma potrei andare avanti ore a parlare di questo argomento!) è il recentissimo connubio tra il mondo fashion e quello del gaming. Qui le sfilate non c’entrano più, tutt’altro: l’alta moda si smaterializza e gli abiti diventano pixel che vestono i personaggi del videogioco Animal Crossing: New Horizons.  

Valentino e Marc Jacobs hanno entrambi realizzato le texture dei protagonisti del videogioco, portando così la moda alla dimensione digitale, forse ancora quasi del tutto nuova per il settore fashion.